Storie di Donne 25 novembre 2022

GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE

Giornata contro la violenza sulle donne – Scuola Secondaria

STORIA DI MARIA E SHADI Ho fatto un sogno… Ho sognato di vivere in un mondo in cui milioni di donne vengono picchiate e maltrattate.

Poi mi sono svegliato e mi sono accorto che il mio non era solo un sogno.

Sono Gabriel, un ragazzo che frequenta la terza media a Villalba; ci è stata data la possibilità di aderire ad Amnesty International e di fare una donazione per combattere gli atti di violenza sulle donne. Quello stesso giorno sono tornato a casa e ho parlato con i miei genitori e, con la loro completa approvazione, ho ritenuto utile donare quei soldi.

Sono passati diversi giorni e abbiamo affrontato più e più volte argomenti del genere finché  un giorno, durante l’ora di lettere in cui stavamo studiando Giacomo Leopardi, entrano due ragazze.

Si presentano subito. Si chiamano Maria e Shadi; a primo impatto ci siamo accorti che mentre una indossava abiti di marca, l’altra portava vestiti trasandati e un velo in testa, tipico segno distintivo di chi proviene da paesi mediorientali di etnia araba. Dopo la loro presentazione, in classe regnava il silenzio più totale.

“Secondo voi ci sono differenze tra noi due?” Chiede Maria riferendosi a se stessa e a Shadi.

“No, ovviamente.” Risponde la classe

“ Quindi, secondo voi, è giusto che mentre qui in Italia le donne possono condurre una vita rivendicando i propri diritti come votare o esprimere la propria opinione,  allo stesso tempo, ci sono paesi in cui le donne possono a malapena  uscire dalla propria abitazione?”

La classe è rimasta  in silenzio, pensierosa.

Shadi chiude allora il discorso dicendo che lei stessa ha vissuto in quelle condizioni, ed è solo grazie ad organizzazioni come quella per cui ho fatto la donazione che è riuscita a uscirne. Ha anche aggiunto che nei suoi paesi viene effettuata una netta distinzione tra uomini e donne, tantoché queste ultime vengono considerate inferiori e addirittura picchiate quando non rispettano un “ordine” assegnatogli.

Hanno anche proiettato numerose immagini, sulla lavagna digitale, in cui ci hanno mostrato la durezza delle condizioni di vita di queste donne.

Alla fine, ci hanno ringraziato per il supporto che gli abbiamo dato facendo una donazione e ci hanno salutato ricordandoci  che quei soldi donati serviranno per aiutare altre donne nelle condizioni di Shadi.

Appena finito di dire queste ultime parole si sente il suono della campanella e le due ragazze se ne vanno. Il loro sforzo non è però stato inutile…hanno lasciato qualcosa in ognuno di noi.

                                                                           Gabriel GRIECO 3D

Giornata contro la violenza sulle donne – Scuola Secondaria

Storia di Molly

Entrambe le bambine si dirigevano verso la scuola per il loro primo giorno.  Erano entrambe emozionate allo stesso modo, non vedevano l’ora. Molly, era all’entrata molto prima dell’orario giusto, perché la madre era a casa malata e l’ unica persona che avrebbe potuto accompagnarla era il patrigno, che aveva, come ogni giorno, appuntamento al bar alle 8 in punto e quindi la lasciò all’ entrata.  Invece Andrea arrivò poco dopo Molly, con sua madre e suo padre. Al contrario di Molly, Andrea era lì con i genitori che già da tempo si organizzavano per poter esserci entrambi. Molly aveva chiesto molte volte al patrigno di entrare con lei almeno per il primo giorno di scuola, ma lui o scoppiava a ridere o la ignorava completamente. Molly anche essendo triste sapeva ambientarsi, infatti appena entrata salutò immediatamente Andrea per rompere il ghiaccio e sentirsi meno sola. Le due bambine erano in classe insieme, cosa che le rese felici.

In classe si presentarono agli altri bambini, “Io sono Andrea”-disse salutando il gruppo di bambini-“Andrea? Che nome buffo, quello è un nome da maschi, te non puoi usarlo”- Andrea fece per andarsene, era un po’ delusa, ma ormai era abituata. Solo che Molly non accettava certe risposte e difese Andrea per poi andarsene.

Le due bambine  diventarono inseparabili e il tempo passava. La mamma di Molly continuava a essere malata e lei la sentiva spesso discutere  con il patrigno riguardo la sua salute. Aveva capito che c’era qualcosa che non andava e la mamma aveva già avuto problemi di salute in passato.

Un giorno mentre come tutte le altre volte, la mamma di Andrea  stava accompagnando Molly a casa, arrivando al suo appartamento sentì che dentro casa c’erano molte persone. Entrando vide il patrigno e i suoi amici, cosa che succedeva raramente, inoltre erano ubriachi, cosa che la madre non permetteva mai. Allora capì, c’erano anche dei vecchi amici di sua madre, “Mi dispiace piccola, anche noi tenevamo molto a tua madre”- lei era sconvolta e corse in camera sua.

Il tempo passava e Molly riottene il sorriso grazie ad Andrea che cercava in ogni modo di risolvere la situazione. Per quanto potesse andare bene a scuola, a casa era un disastro. Il patrigno era più brusco di prima, c’erano sempre i suoi amici puntualmente ubriachi. Quando era a casa, non parlava con nessuno, anche se le maestre continuavano a sorprendersi per la sua intelligenza e quanto fosse brava nei compiti ma nessuno riusciva ad immaginare cosa stesse attraversando e lei si sentiva particolarmente sola. Senza il lavoro della mamma e le spese continue in alcolici del padre, i soldi cominciavano a diminuire e il patrigno era sempre più scostante, scaricava tutte le sue frustrazioni su di lei ed erano molte. Per quanto Andrea provava a rendere felice l’amica, la situazione era evidente e decise di parlarne con la madre.

Un giorno tornando da scuola, Molly non trovò nessuno in casa. Conoscendo il patrigno, controllò i risparmi che avevano messo da parte dalla morte della madre: erano scomparsi. Capì che se ne era andato volontariamente per lasciarla sola, chiamò la mamma di Andrea e le raccontò tutto, sfogandosi con lei dopo molto tempo che non parlava con  nessuno. Cercarono il padre, ma ogni traccia di lui era scomparsa, l’aveva lasciata lì di proposito. Molly non aveva nessun parente vicino e andò in una casa famiglia, in attesa di trovare un parente o di essere adottata. Lei era frastornata da tutto questo ma sapeva che avrebbe avuto genitori migliori su cui contare. Era quasi il suo compleanno e avrebbe ricevuto una sorpresa, Andrea sarebbe diventata sua sorella, la mamma era riuscita ad adottarla.

Dopo qualche tempo erano finalmente felici, Molly non aveva più preoccupazioni, nonostante gli mancasse la sua mamma…ora era di nuovo felice.       Viola Cipriani 2B

Giornata contro la violenza sulle donne – Scuola Secondaria

Storia di Nasha

Una ragazza proveniente dall’Africa si era trasferita negli Stati Uniti, un posto bellissimo.

Era stata affidata ad una coppia molto gentile, accudivano ragazze povere da tutto il mondo.

Però queste ragazze o bambine venivano trattate molto male. Avevano diversi lavori da svolgere ogni giorno e obbedire ciecamente alla coppia che le aveva adottate per esempio andavano in giro a chiedere l’elemosina ai passanti e lavoravano anziché andare a scuola.

A fine mese dovevano dare tutti i soldi raccolti ai loro padroni, dovevano raggiungere una determinata cifra altrimenti subivano delle punizioni per esempio rimanevano al buio da sole,non gli davano il cibo,le separavano dai loro giochi.

Tra tutte queste c’era una ragazza di nome Nasha aveva circa quattro anni quando venne adottata.

All’età di otto anni cominciò a svolgere i suoi primi incarichi. Nasha e le altre bambini non si ribellavano perché pensavano che erano lavori normali per la loro età che venivano fatti da tutti i ragazzi.

Gli incarichi cambiavano ogni due anni e aumentavano sia di numero che di pesantezza. I genitori adottivi erano sempre più severi man mano che le bambine diventavano grandi.

Nasha non  rubava o teneva mai soldi per se altrimenti finiva in mezzo ai guai, era anche la più brava portava sempre molti soldi per questo motivo non subiva mai punizioni di alcun tipo, ma un giorno i padroni erano molto arrabbiati e per questo sgridarono violentemente tutte le ragazze e per punizione non ebbero la cena.

Lei non fece nulla, non gridò, non pianse, non fece assolutamente nulla perché aveva capito che era inutile ribellarsi…i due padroni erano troppo forti e cattivi.

Le bambine non ricevevano molto cibo perciò Nasha quando usciva per elemosinare prendeva tutto il cibo che trovava e lo condivideva con le altre perché di solito quello che ricevevano non era buono e poco sostanzioso. Gli anni passavano e lei restava con i padroni lavorava ogni anno di più, diverse volte venne messa in punizione e vide cose terribili ma tentava sempre nuove tecniche per risparmiare qualcosa in più del giorno prima senza farsi notare da qualcuno.

Alcune compagne per avere qualcosa in più dai padroni fecero la spia e gli vennero tolti i pochi giocattoli che aveva perciò, da quel giorno non si fidò più di nessuno e cominciò ad isolarsi e a sentirsi sempre più sola e triste..

Quando divenne maggiorenne poteva andarsene e lasciare quel posto ma non  sapeva cosa fare perché era povera, senza casa e non aveva nessuno tranne i suoi finti genitori adottivi. Sapeva che le sarebbe toccato vivere come un’emarginata invece rimanendo li avrebbe avuto in cambio un tetto sulla testa continuando ad essere sfruttata.

Ci pensò per molto tempo e decise che avrebbe abbandonato quel posto.

Prese tutte le sue cose e andò via di mattina in modo da raccogliere più soldi possibile  per trovare un posto e ripararsi. Racimolò un po’ di soldi e comprò da mangiare.

Dopo molti anni prese una casa e trovò lavoro.

Mentre stava in giro incontrò una sua compagna che era rimasta con i padroni e parlò con lei decise di dichiarare tutto alla polizia e portarli in quella casa infernale. La polizia cercava da tempo tutte queste ragazze ma fino a quel momento non avevano avuto fortuna Quando ascoltarono Nasha andarono immediatamente nel posto detto e trovarono almeno cento ragazze di ogni età insieme ai loro padroni che vennero subito arrestati.

In verità queste ragazze erano tutte state rapite da piccole compresa Nasha.

Qualcuna tornò nel proprio paese altre andarono a cercare i loro parenti e poi tornarono negli Stati Uniti.                                          Angelica Garofoli 2B

Giornata contro la violenza sulle donne – Scuola Secondaria

Storia di Giorgia

Mi chiamo Giorgia, ho trent’anni e insegno italiano in una scuola di Roma, ho un famiglia: mia figlia di tre anni e mio marito Roberto conosciuto all’università. Dopo due anni di fidanzamento ci siamo sposati. E subito dopo è iniziato tutto. Prima la violenza psicologica: tutto quello che dicevo era sbagliato, mi faceva sentire in continuazione una persona incapace finché un giorno è arrivata anche la violenza fisica. L’uomo che avevo sposato era diventato un mostro. Ogni giorno discussioni per cose banali, a scuola i miei alunni mi chiedevano cosa avessi fatto, ero cambiata troppo, ero triste, spenta completamente diversa dalla professoressa che avevano conosciuto il primo anno. Ricordo benissimo lo sguardo dei miei alunni ma soprattutto il silenzio tombale. Il 14 marzo 2021 è stato un giorno che non dimenticherò mai, Dopo l’ennesima discussione per cose futili, dopo l’ennesima violenza verbale chiusi gli occhi…non potevo permettere che mia figlia vivesse in un ambiente così, non era normale che Anna vedesse una donna ridotta in quel modo. Presi la borsa, le chiavi della macchina e riuscii a scappare dai miei genitori. Il mostro mi aspettava tutti i giorni fuori scuola, mi pedinava. Così trovai ancora la forza dentro di me e andai in commissariato e lo denunciai! E’ passato più di un anno, com’è oggi la mia vita?! Ho preso una piccola casa in affitto vicino ai miei e di fronte una caserma dei carabinieri proseguo con il mio lavoro, ora io e Anna siamo più serene! Quando cammino per strada e sono sola mi guardo sempre le spalle, ma vado avanti! Ho trovato la forza ed il coraggio ed ho scelto di salvarmi, per mia figlia per me stessa, e  porto il mio esempio ai miei giovani alunni: alle giovani adolescenti che domani saranno fidanzate, mogli, mamme dico continuamente:”Siate libere, siate forti.” E soprattutto ai giovani ragazzi che saranno fidanzati, mariti e padri a loro dico che la violenza sulle donne sarà sconfitta solo quando cambierà la mentalità, l’educazione e la cultura degli uomini. Io con il mio lavoro e con la mia esperienza è proprio quello che sto facendo! Infine per portare un messaggio di speranza a tutte quelle donne che in questo momento stanno subendo violenze, dai mariti, dai padri, nel posto di lavoro dico:” Non siete sole! Trovate la forza, denunciate, scegliete voi stesse, scegliete di salvarvi!”

Sono Federico ho tredici anni e frequento la terza media, il racconto svolto nelle righe precedenti è frutto della mia immaginazione per una volta ho voluto chiudere gli occhi e immedesimarmi nei panni di una donna che ha subito violenze! Mentre immaginavo e scrivevo, provavo dolore, umiliazione e rabbia! Purtroppo il mio racconto di fantasia accade veramente ogni giorno a molte donne! Dobbiamo fare ancora tanto, ma deve partire dalla famiglia e dalla scuola soprattutto, nell’educazione di noi giovani uomini. Questa è la mia storia! Con questo racconto ho voluto far conoscere una donna invisibile, diventata visibile alla società perché ha subito violenza e ha deciso di lottare.

Federico Onofri IIID

Giornata contro la violenza sulle donne – Scuola Secondaria

La Storia di Martina

Ciao a tutti! Io, sono Martina, faccio il secondo anno di liceo classico, e sono una ragazza piuttosto tranquilla, mi piace divertirmi, disegnare… Dai su! Le cose che piacciono ai giovani! Una cosa a cui sono, invece, particolarmente interessata è l’amore, purtroppo in questi anni non sono riuscita a trovare qualcuno che mi facesse sentire bene. Nella mia scuola si è trasferito da poco un nuovo ragazzo, credo abbia cambiato scuola perché non gli convinceva l’istituto in cui si trovava oppure si è semplicemente trasferito.  Il suo nome è Luca e sembra molto gentile! Ho iniziato a conoscere meglio Luca, è proprio come pensavo, è molto gentile e premuroso e sono sicura che è un bravo ragazzo, mio padre mi dice sempre: “Sta attenta a chi incontri, non sai mai cosa potrebbe succedere!” Ma non gli do mai troppa importanza; Luca sembra davvero il ragazzo perfetto, quello che non potrebbe sfiorare nemmeno una rosa.

Avrei dovuto dare retta a ciò che diceva mio padre, di stare attenta…

…Non potete crederci, almeno IO non posso crederci, Luca mi ha chiesto di uscire! Ieri, durante la ricreazione si è avvicinato e mi ha chiesto se ero disposta ad andare con lui al parco, sono emozionatissima! Non vedo l’ora di andare…                                                      

Devo ammettere che passare il tempo con Luca è stato fantastico, abbiamo trascorso tutta la serata insieme, il mio cuore batteva così tanto che me lo sentivo scoppiare. E’ così bello, gentile, premuroso, fantastico, è così speciale; ogni volta che lo vedo sento il mio cuore esplodere! Gli dedicherei la vita e sì, è di certo il ragazzo perfetto! Colui che non potrebbe mai far male a nessuno! Visto papà? Ho trovato il ragazzo ideale. Quanto vorrei che lui pensasse le stesse cose che penso io, vorrei tanto che sentisse le mie stesse emozioni quando lo vedo i miei stessi sentimenti.                                                                                                                                               

Gli anni sono trascorsi..Mi manca l’ultimo anno di liceo e potrò finalmente iniziare l’università, cosa pensate? Che io e Luca non stiamo più insieme? BEH! Pensate male, io e Luca siamo rimasti insieme per tutti questi anni e la cosa può solo migliorare, stavamo pensando di prendere una casa insieme dopo essere entrati all’università e con ciò, mi sto facendo in quattro.

Sono giunta all’università che richiede un grande impegno, però è un impegno per il mio futuro.  Luca, devo ammettere che le cose con lui ultimamente sono diventate piuttosto strane, negli ultimi mesi è cambiato e con questo intendo che ha subito un grande cambiamento e tutto in poco tempo. È diventato molto geloso, ma devo ammettere che non me ne posso lamentare perché ciò vuol dire che ci tiene, giusto?

…Indovinate?! Sono entrata all’università, e con me anche Luca, ne sono felicissima vedo finalmente la mia vita avere un nuovo inizio ed un nuovo futuro… Io e Luca siamo riusciti ad avere una casa, tutta nostra! Ci abbiamo messo molto tempo ma il sacrificio non è stato vano, ora possiamo vivere assieme e fare ciò che vogliamo. Riguardo la sua gelosia… Mi sono accorta che piano piano sta crescendo, ma come vi ho detto non mi preoccupa lui tiene a me e ne sono consapevole, ultimamente mi sta riempiendo di complimenti. Ogni volta il mio cuore esplode, non potete capire quanto è bello poter sentire le stesse emozioni provate la prima volta, è un qualcosa di spettacolare!                                                                                                                                                               

Negli ultimi tempi sono stata molto impegnata con lo studio  perciò ho iniziato a passare pomeriggi interi a casa delle mie amiche per studiare insieme solo che Luca è diventato piuttosto dubbioso e sospettoso, quindi, l’altra sera, verso le 19, non molto tardi, quando sono rientrata a casa l’ho trovato in salotto ad aspettarmi, inizialmente pensavo fosse felice di vedermi, ma quando l’ho visto in faccia era furioso ha iniziato ad urlarmi contro, chiedendomi il motivo per cui quei giorni tornavo la sera e prima che potessi spiegargli il motivo…Vi lascio immaginare… Sono rimasta perplessa infatti ho deciso di andare a dormire e non pensarci, anche se non era così semplice, perché lo ha fatto?. Arrivato il giorno dopo, Luca mi regalò un grande mazzo di rose, i loro colori variavano tra il rosso e il bianco, uno spettacolo! Si scusò per la sera prima dicendo che avrebbe dovuto lasciarmi spiegare, ovviamente l’ho perdonato, sarà stato in pensiero!Quindi alla fine non ci ho dato molto peso, so quanto mi ama e non c’è da preoccuparsi.                                                                                                                                                                 Per cambiare discorso, all’università va tutto per il meglio e finalmente potrò inseguire il mio sogno, quello di fare la scrittrice…

Luca… Luca mi ha chiesto di sposarlo! Eravamo al ristorante quando, ad un certo punto, mi fece la proposta le persone intorno a noi iniziarono tutte ad applaudire, ero così emozionata che tra poco cadevo dalla sedia! Era più che ovvio che avrei accettato la proposta e così è stato. Ci abbiamo messo un bel po’ ad organizzare il tutto. Il giorno del matrimonio avevo un vestito favoloso era a sirena e tutto bianco…

…Sono trascorsi pochi mesi dal matrimonio e ho di nuovo notato un grande cambiamento in lui. È diventando molto più geloso di quanto lo fosse prima, pensate che ha iniziato persino a controllarmi il telefono! La cosa mi ha messa piuttosto a disagio, certo, non ho nulla da nascondere ma anche io ho bisogno di privacy! Ha iniziato a creare tutta una lista di “regole” se così si possono chiamare e tra una di queste c’è anche il coprifuoco! Non devo tornare dopo delle 19 oppure saranno guai, o almeno questo è quello che dice lui, in verità non ho paura so che non potrebbe farmi mai del male! O almeno questo è quello che pensavo…

…Ho da poco iniziato a lavorare in un negozio d’abbigliamento un po’ lontano da casa mia ma davvero carino, l’orario di chiusura di solito è per le 21. L’altra sera una mia collega si è sentita male, perciò ha deciso di andarsene a casa, senza alcun problema ho detto che avrei potuta sostituirla io e così è stato però… Sono tornata molto tardi, ciò che non mi sarei mai aspettata sarebbe stato trovare Luca davanti la porta, aveva un’espressione arrabbiata mentre mi urlava contro   Ho deciso di non dare molto peso, proprio come l’ultima volta, solo che, con quelle manone… Pensavo che mi avrebbe portato un altro mazzo di rose per scusarsi, proprio come l’ultima volta e invece nulla.

Sarò sincera, sono stanca di questa relazione, sono stanca di dover sempre affrontare Luca nei suoi momenti di… di pazzia. Con il passare del tempo, con il passare degli anni, è diventato sempre più geloso e ne sono stanca, mi sento in gabbia! Voglio scappare.

Metto un vestito? Mi trucco? Faccio tardi la sera a causa del lavoro? E’ una violenza continua. Sono stanca di fare questo tipo di vita.

Ieri, ho avuto l’ennesimo litigio con lui… Non ci vedeva più dalla rabbia, ma questa volta non so neanche il preciso motivo. Ho iniziato a riflettere quando

Avrei dovuto dare retta a ciò che diceva mio padre, di stare attenta. Luna Lo Iacono 3D

Giornata contro la violenza sulle donne – Scuola Primaria

Storia di Marta

Marta è appena uscita da scuola e rientrata a casa.   

Oggi però non la vedo come tutti i giorni, non mi saluta nemmeno e si chiude subito in camera sua.

Ultimamente sto notando,quando vado a prenderla a scuola insieme a mamma,che non parla più neanche con la sua migliore amica.

Non mi piace vederla triste e quindi voglio sapere ciò che le sta succedendo per farle ritornare il sorriso.

Allora mi faccio coraggio ed entro in camera sua per provare a parlarle. Dal suo sguardo capisco che a lei però non va di aprirsi e parlare con me e quindi per farla sciogliere inizio a farle qualche battuta.

Dopo un po’ lei mi sorride e abbassa il muro che la circondava fino a poco prima e comincia a raccontarmi il perché del suo cambiamento e del suo malessere.

Infine scopro che ci sono delle ragazze più grandi che le danno fastidio a scuola dicendole che non è capace a far niente, che è brutta, antipatica, che nessuno sarà mai suo amico…

Lei sa che ciò che le dicono non è vero ma sta male comunque.

Io a questo punto capisco da dove proviene tutta la sua tristezza e mi fa rabbia che altre ragazze facciano una tale violenza nei confronti di mia sorella. Però mi rendo conto che da solo non posso fare tanto per aiutarla, e allora convinco Marta a raccontare tutto a mamma e papà.

La mia sorellina adesso si sente molto meglio di prima perché si è liberata di un peso che non la faceva stare bene. Con l’aiuto dei nostri genitori sono sicuro che riusciremo, in qualche modo, a trovare una soluzione! Nicolò Carbone 2B

Giornata contro la violenza sulle donne – Scuola Secondaria

STORIA DI MONICA

“Una domenica pomeriggio con una scusa riuscì ad uscire di casa e si recò alla caserma dei carabinieri più vicina, sporse denuncia e diedero una diffida al ragazzo in questione, ma lei era ferita dentro, nella mente ed andò avanti così…fino ad arrivare ad oggi, e sapete com’è finita. Io avrei potuto fare qualcosa se lo avessi saputo; secondo voi esiste una cura contro questo tipo di violenza? per me non c’è una cura effettiva ma se devo dire la mia, la soluzione è liberare la nostra mente da tutte questi traumi mentali, non è facile è vero ma possiamo e dobbiamo farlo attraverso gli amici che ci capiscono, nei casi estremi anche uno psicologo, ma per me è meglio una persona con cui hai un legame effettivamente stretto, non servono i farmaci ma il coraggio, il cuore e la voglia di cancellare il segno che le persone cattive ci hanno lasciato, senza mai esitare a parlare di questo problema con un tuo amico con la paura che ti critichi, se lo conosci bene non lo farà.” Lorenzo Amici IIID

Scuola Secondaria

Storia di Saman

Caro diario,

sono una persona normale, mi chiamo Saman, sono una donna di 25 anni, e vivo in Iran.

Ho deciso di scrivere questo diario per far conoscere alla gente quello che io e altre donne, troppe, dobbiamo subire ogni singolo giorno: ieri sono stata picchiata solo perché indossavo male l’Hijab… Questo non è normale, una donna dovrebbe essere libera di indossare quello che vuole, di decidere la propria religione, di poter studiare, di lavorare, …

Così non si può vivere, questa non è vita! Tutte noi del nostro paesino abbiamo provato a ribellarci, ma l’esercito è subito intervenuto senza nemmeno ascoltarci. Abbiamo provato a resistergli ma hanno iniziato a sparare, mettendo paura a tutti.

Ogni giorno mi addormento sognando un mondo migliore, dove le donne potranno vivere una vita piena di speranza. Dove le donne potranno lavorare, studiare, vivere libere senza la paura di venire uccise per strada da uno sconosciuto o dentro casa dal proprio marito, e dove indossare l’hijab sarà soltanto espressione della religione e non un simbolo di oppressione. Purtroppo c’è ancora tanta strada da fare, non solo qui in Iran, ma anche nel resto del mondo. Ogni giorno muoiono in media 137 donne, per non parlare dell’altissimo numero di vittime di violenza domestica, da parte della persona che dovrebbe essere la più fidata per loro. Tutto questo odio è a causa di un sistema patriarcale, che permette agli uomini violenti di non pagare le conseguenze delle loro azioni, causate a loro volta da questo sistema che ci educa fin da piccoli a vedere le donne come “non-uomini”, e non come persone.

Questo 25 novembre voglio dedicarlo a tutte le donne che resistono, che combattono, che vanno avanti con forza nonostante tutto il male, con l’obiettivo di creare un mondo in cui tutti possiamo sentirci al sicuro e liberi di vivere la nostra vita nel modo che riteniamo più consono. Voglio dedicare questa giornata anche a tutte quelle donne che invece non ce l’hanno fatta, perché è anche per loro che stiamo combattendo.                     Giulio Cicerone IIID

SCUOLA PRIMARIA

STORIA DI STEVE

In un piccolo paese un ragazzo di nome Steve di sedici anni, viveva con sua madre e suo padre, ma non erano felici.

Steve sentiva litigare i suoi genitori ogni giorno, ma pensava che prima o poi avrebbero smesso e si sarebbero comportati come tutti i genitori. Inizialmente non ci pensava, faceva finta di niente, ma non era così facile ignorarli dato che litigavano continuamente.

La maggior parte delle volte erano davanti a lui, nella stessa camera, ma anche quando erano in stanze diverse, lui li sentiva ugualmente e inizia a preoccuparsi.

Steve, tutti i giorni andava a scuola triste, un giorno la sua professoressa gli chiese perché era così triste e lui le raccontò tutto, le disse che il padre ogni giorno trattava male la madre, la faceva uscire solo per andare a lavorare, quando litigavano le diceva sempre che non era capace a fare nulla e che tutto quello che faceva era sempre sbagliato.

La professoressa rimase stupita da questo e nella lezione successiva, spiegò alla classe la Giornata contro la violenza sulle donne, e disse che non esiste solo la violenza fisica ma anche quella psicologica, come nel caso dei suoi genitori pensò Steve.

Quando Steve tornò a casa trovò i suoi genitori litigare e disse al papà che quello che stava facendo era sbagliato e che doveva smettere parlarono a lungo.

Dopo il discorso del figlio, il padre capì e chiese scusa ad entrambi, al figlio perché gli stava dando cattivi esempi e alla madre perché fino a quel momento l’aveva trattata male.

Dopo questo, la famiglia di Steve comincia a vivere normalmente, cominciano a essere felici e si vogliono bene tra di loro, e vissero felici come una normalissima famiglia. Sofia Paglioni IIB