Se Dante incontrasse Putin… di G. Cicerone 2D

Secondo me l’articolo 11 della Costituzione Italiana è ragionevole ed appropriato, perché evita l’utilizzo della violenza armata come mezzo di risoluzione dei conflitti fra più popoli. Infatti, quando fra popoli ci sono dei conflitti, non si devono prendere le armi, ma si deve risolvere qualsiasi problema parlando, visto che solo dialogando ci si può accordare e trovare un compromesso.

Nel trentatreesimo canto della Divina Commedia è passato quasi un giorno da quando Dante ha oltrepassato la porta infernale, e il suo viaggio negli inferi sta per concludersi. Si trova già nel girone più vicino al centro della Terra, quello della patria e della famiglia, e qui si trova il conte Ugolino e l’arcivescovo Ruggieri.

Mentre il conte gli raccontava la loro storia, Dante udiva molti suoni, che assomigliavano a quelli che si usavano durante le guerre, e sembrava che provenissero da una stanza ignota. Lui ci si soffermò a riflettere sopra, perché non lo capiva proprio: all’inizio pensò che fosse Lucifero, dato che erano molto vicini a dove si trovava, ma poi capì che non era così. Questi rumori andavano a intermittenza: continuavano per molto, smettevano per un attimo, e subito ricominciavano, per continuare questa routine all’infinito.

A un certo punto Ugolino vede che Dante non stava seguendo la storia, ma che stava pensando a qualcos’altro, per questo alzò il tono di voce per sgridarlo. Dante si vergognò, e abbassò la testa. Ascoltò tutta la storia, e solo dopo che ebbero finito, ripensò a quei rumori. Ne parlò con Virgilio ma neanche lui ne seppe niente.

Poi tutti e due videro una porticina nascosta, mimetizzata perfettamente nella luce infernale, che era talmente piccola che per entrarci ci si doveva abbassare tanto, fino al punto di gattonare.

Erano un po’ insicuri ma poi decisero di andarci, perché era una zona che non conosceva neanche l’accompagnatore. Sembrava non finire mai: si vedeva una luce alla fine, ma era come se non si fossero mossi: era infinito…

I due avevano moltissima paura, perché nessuno in tutto il mondo conosceva quel posto, per questo pensarono che ci fosse qualcosa talmente orribile da superare Lucifero.

Si udivano, oltre agli spari, anche tantissimi urli, pianti e bestemmie provenire da un’unica persona. Non si capiva bene perché sembravano versi strani e misteriosi, e solo dopo capirono che era un’altra lingua, visto che Virgilio l’aveva studiata.

Pian piano che entravano nella stanza sconosciuta, i rumori si facevano sempre più gravi e forti, fino a che non uscirono dal cunicolo. Là dentro c’era una stanza immensa che sembrava non finire, con soffitti altissimi e pareti che neanche si vedevano per quanto erano lontane.

Era grande quanto cento volte tutto l’inferno!

C’erano infinite schiere di carri armati, di soldati, di cavalieri, di fanti, e anche di feditori a cavallo, cioè il ruolo che aveva Dante.

Tutti questi avevano armi da sparo, e sparavano tutti un solo obiettivo: Putin.

La sua punizione era che, visto che in vita aveva voluto bombardare altri paesi, tantissimi eserciti gettavano su di lui miliardi di bombe e gli sparavano milioni di colpi.

Il sangue zampillava da tutte le parti e non faceva neanche in tempo a cadere a terra, che già veniva succhiato da falene fameliche, per non infettare la terra. Il corpo si disfaceva e le varie parti cadevano nelle mani di tutte le persone che lo avevano aiutato che avevano il destino di divorarle. Dopo un po’ il suo corpo si riformava e diventava come nuovo, e così ricominciava il processo per sempre, senza mai fermarsi.

Il tutto si fermò quando videro Dante. Iniziò un brontolio di sottofondo perché tutti si chiedevano cosa ci facesse una persona vivente in quel luogo infernale. Si misero tutti a guardarlo.

Il poeta si sentiva osservato, e iniziò a parlare con la persona che veniva colpita. Questa non capì niente perché non parlava la sua stessa lingua, per questo Virgilio che le conosceva entrambe fece da traduttore.

Dante a un certo punto si arrabbiò moltissimo quando capì che Putin aveva invaso un altro paese solo perché lui non voleva che questo entrasse a far parte di un’organizzazione per il timore di un attacco. A Dante vennero in mente i giorni in cui i francesi entrarono a Firenze.

Iniziò a dire le frasi da tradurre a Virgilio in modo sempre più aggressivo.

Alla fine si scoprì che Putin si era pentito di tutto questo, e mentre glielo stava per riferire, tutte le persone che erano là per ucciderlo ricominciarono la routine, e lo massacrarono, visto che non gli credevano.

Dante era triste perché sapeva che le sue scuse erano venute dal profondo e per questo non si meritava quella fine.

Tutto il corpo si spiaccicò ovunque e il suo cuore finì nelle mani di Dante.

E cadde come corpo morto cade.

Si risvegliò nel girone che aveva visto prima e andò subito a vedere se c’era la porticina: era scomparsa.

Un sospiro di sollievo gli passò per tutto il corpo e continuò il suo viaggio nell’Inferno convinto sempre più che l’art.11 sarebbe stato sempre attuale.