L’infinito di Viola Cipriani IIIB

di Viola Cipriani IIIB

La canzone di Vecchioni mi è piaciuta molto. Mi ha trasmesso gioia e al contempo mi ha fatto riflettere. Ho potuto conoscere Roberto Vecchioni, autore secondo me tra i più importanti della musica italiana perché argomenti tratta argomenti sempre attuali e reali. Quello che più mi ha colpito sono stati i testi, sono parole che insegnano, danno un nuovo significato alle cose e ci offrono tanti spunti di riflessione.

La canzone che abbiamo ascoltato, “L’infinito”, a conclusione dello studio delle opere di Leopardi, mi ha molto colpito perché viene anche recitata e sembra che sia Leopardi a parlare, a parlarci. Sembrano le parole, la voce, di uno che sa che tutto sta per finire e che la vita stia finendo, è stato molto commovente. E’ bellissimo come la poetica di Leopardi abbia attraversato i secoli e sia riuscita a vivere fino ad oggi anche nelle canzoni come se non fosse mai morto e nonostante quello che ha passato sia riuscito a sconfiggere quella vita che non lo ha mai amato e lui ne è uscito decisamente vincitore.

Mi ha stupito come tutte le sue opere, le ruse riflessioni si possano collegare e come siano vere, reali, attuali ancora oggi. Ora mi sembra di conoscere Leopardi, di averlo conosciuto veramente ed è una cosa incredibile. Mi ha fatto capire che quando la fine sta per arrivare tutte le piccole cose divantano importanti, un semplice odore, un rumore possono essere motivo di grande felicità quando si è consapevoli che da un momento all’altro tutto potrebbe finire, che da un momento all’altro…boom! il quadro come dice Alessandro Baricco in “Novecento” è caduto e non ci siamo più.

Credo che Leopardi e i suoi insegnamenti rimarranno sempre con me e mi aiuteranno a vedere ogni piccola cosa come una cosa importante e bella. Secondo me deve essere così perché la fine può arrivare improvvisamente e dobbiamo apprezzare ogni singolo istante della vita, come nel “Venditore di almanacchi” la canzone di Vecchioni dimostra che le cose tristi solitamente sono più di quelle belle, Leopardi lo aveva ben compreso soffriva moltissimo e non solo fisicamente voleva che il dolore finisse, andasse via non riusciva più a sopportarlo. Tristi, sono stati i versi in cui diceva al dolore di andarsene perché conoscendo la sua vita posso immaginare quello che ha passato e mi chiedo davvero come abbia fatto a resistere. le persone oggi pensano che Leopardi sia un autore pessimista ma non è affatto così. E lo chiede al suo amico Ranieri, chiamato affettuosamente Totonno che rimarrà con lui fino alla fine, di dire al mondo che lui “la vita non l’ha mai odiata” ma sempre amata. Leopardi è stato “La ginestra” che spacca la roccia, che ha superato la cenere e ha vinto. Lui ha amato la vita che però lo ha tradito. La vita non lo ha amato ma lui è rimasto lì, aggrappato ad essa.

Questa canzone è come una lettera d’addio dove traspare un poeta che non si rassegna e ci invia un messaggio positivo, quello di rimanere uniti, di aiutarci, solo così si potranno superare gli ostacoli e se ne va muore vincendo sulla vita perché ancora oggi lo ricordiamo.

Secondo me la vita è come un gioco. Si può perdere come si può vincere e nonostante tutte le sconfitte bisogna continuare a giocare. Non sai quello che ti aspetta, è incerta la vita, è inaspettata e a volte dolorosa. Però…è meglio avere brutte carte e perdere sapendo di aver giocato, vissuto piuttosto che rimanere bloccati e non giocare lasciarsi trasportare dalla corrente senza vivere, senza affrontare la vita. Sono ancora piccola per parlarne ma penso che ogni viaggio, fin dal primo passo, contempli degli ostacoli difficili da superare. I fallimenti ci sono sempre e bisogna accettarli e imparare per arrivare alla meta. Per me bisogna sempre guardare avanti e festeggiare ogni piccolo traguardo, vivere ogni cosa come fosse l’ultima. La verà felicità è quando si è consapevoli che tutto finirà e che ogni istante vissuto ci dona comunque gioia solo così, se avremo vissuto una vita veramente piena saremo pronti a concludere il gioco. Finire la partita contenti dei risultati.

Viola Cipriani IIIB

R. VECCHIONI, L’INFINITO

Non posso sopportare questo paese,
semi-barbaro e semi-africano,
dove sono isolato da tutti.
Ogni affare di una spilla porta a un’eternità di tempi
ed è difficile muoversi, e viverci, senza crepare di noia.
I napoletani sono tutti lazzaroni e pulcinelli,
nobili e plebei, tutti ladri e baron fottuti,
degnissimi di Spagna.. e delle forche.Eppure questo vento che odora di limoni,
questo continuo grido e canto di vicoli e rioni.
Questa discesa a mare, questo lunare abbaglio…è Capri,
che ti appare stesa come Nausicaa al bagno,
lorda dei piccirilli scalzi di primavera.
E l’euforia dei grilli nella mia sfera mi va diritto al cuore.
Questo vivere intorno, questo sole nell’aria, questo cadere in sogno.
E per la prima volta da quando sono al mondo
non muore il dì di festa, non chiedo e non rispondo.
Tutto passa e non resta, si fa cenere e fumo,
eppure alla ginestra le basta il suo profumo.
Di universi e di stelle, disperate parole,
non ne ho più voglia, basta, vattene via dolore.
E poi, Totonno, qui ho conosciuto gli ostricari,
e sono sempre al banco del lotto, che bello il banco del lotto.E quel pulcinella di Petito che fa ridere pure.
E poi Piedigrotta, che festa.
E che genio quel signor Sacco:
“Io te vojo bene assai e tu nun piensi a me”,
In due versi ha detto quello che io ho scritto in settemila pagine.
Amare la vita…e la vita che non ti ama e non ti vuole.
E forse l’infinito non è al di là, è al di qua della siepe.
Totonno, è troppo tardi e non c’è via d’uscita,
bisogna solamente, credimi, aggrapparsi alla vita.
E non chiedere invano, al cielo, al mondo e a Dio,
perché ogni destino nasca dentro un addio.
Ma tu che mi conosci, almeno tu che sai,
diglielo tu che il mondo io non l’ho odiato mai.
E se mi sono perso a vagar l’infinito
punivo l’universo di un amore tradito:
tramontata la luna torna di nuovo il sole,
vattene via per sempre, vattene via dolore.